La decisione di posticipare la fine dei campionati fino all’11 giugno ha mandato su tutte le furie le società di Prima e Seconda Categoria che dopo appena un mese di campionato si ritrovano a stare fermi un altro mese (dal 18 dicembre si riprenderà il 15 gennaio).
Col rischio concreto che un’eventuale nevicata nei mesi di gennaio e febbraio (è già capitato) costringerebbe la Federazione a far slittare i tornei di una ulteriore settimana terminando così la competizione (play out compresi) a fine giugno.
A questo si aggiunge la gestione alquanto discutibile della Coppa Lazio, lasciata ad iscrizione libera senza meritocrazia e senza una data di inizio fino ad oggi.
Sui social si accavallano valanghe di commenti negativi da parte di numerosi presidenti sulla gestione Zarelli. Ma Zarelli & company sono questi da oltre vent’anni. Non c’è nulla da meravigliarsi. Il modus operandi, che piaccia o no, è sempre stato tale. Questo Comitato ha sempre dimostrato di non immedesimarsi nella gestione dei singoli club, soprattutto quelli minori. E noi, dal 2010 a questa parte, abbiamo avuto sempre la coerenza di sottolinearlo, ma solamente per il bene comune del calcio dilettantistico e per il semplice diritto di critica costruttiva e di opinione.
La colpa maggiore è senza dubbio dei presidenti delle società, sostenitori di questo governo calcistico, i quali nel gennaio 2020 hanno deciso di dare ancora fiducia a tale gestione. Protestare adesso a voce alta è un’autentica ammissione di colpe. Il calcio è cambiato e non ve ne siete accorti. Ora bisogna stare in silenzio ed adeguarsi ad un sistema di governo scelto e votato 24 mesi fa in misura quasi incondizionata.